V. 62 N. 3 (2007):
Attualità e Cultura

La gestione del capriolo e del bosco in Appennino

Paolo Casanova
Dipartimento di Scienze e Tecnologie Ambientali Forestali, Università degli Studi di Firenze.
Anna Memoli
Dipartimento di Scienze e Tecnologie Ambientali Forestali, Università degli Studi di Firenze.

Pubblicato 2007-06-10

Abstract

La crisi dell’agricoltura montana e l’esodo rurale, verificatesi tra il 1960 e il 1970, hanno favorito una forte espansione delle popolazioni di alcuni Ungulati, fra i quali il capriolo. La cessata competizione per il pascolo con il bestiame domestico ha permesso al piccolo cervide di conquistare complessi forestali particolarmente adatti alla sua ecologia (cedui) e di insediarsi in aree nelle quali da diversi secoli la presenza del selvatico non era stata rilevata. Ciò comporta la necessità di gestire le sue popolazioni per definire la densità massima sostenibile in base alle risorse alimentari pascolabili.
Il prelievo selettivo rappresenta solo un aspetto della gestione complessiva e deve essere sempre accompagnato da verifiche annuali che accertino lo stato biologico delle popolazioni e la dinamica del bosco, in particolare lo stato della rinnovazione.