V. 70 N. 1 (2015):
Articoli Scientifici

L'impatto dei cervidi sulla produttività di cedui di cerro e castagno in Toscana. Indagini sperimentali e una proposta metodologica

Silvia Fiorentini
Dipartimento di Gestione dei Sistemi Agrari, Alimentari e Forestali, Università degli Studi di Firenze
Davide Travaglini
Dipartimento di Gestione dei Sistemi Agrari, Alimentari e Forestali, Università degli Studi di Firenze
Susanna Nocentini
Dipartimento di Gestione dei Sistemi Agrari, Alimentari e Forestali, Università degli Studi di Firenze

Pubblicato 2015-10-15

Parole chiave

Abstract

In questo lavoro viene proposta una metodologia speditiva per stimare l’effetto sulla produzione legnosa del bosco ceduo dell’impatto arrecato da cervo e capriolo nei primi anni di sviluppo del soprassuolo. Per l’indagine sono state scelte 3 zone che differiscono per presenza e sovrapposizione delle specie animali considerate. Sono stati esaminati cedui di castagno e cedui misti a prevalenza di cerro di 2 e 5 anni. I risultati evidenziano una notevole diversità dell’incidenza degli impatti a seconda della presenza o assenza del cervo. Nel cerro la capacità di risposta all’impatto dei cervidi è inferiore rispetto al castagno. Per questa specie, la metodologia applicata porta a stimare una diminuzione della produzione legnosa allo scadere del turno minimo (18 anni). Per l’area dove è presente il cervo questo comporta un allungamento medio del turno di circa 8 anni per raggiungere la produzione attesa a 18 anni in assenza di impatto. Dove è presente solo il capriolo il ritardo medio è invece di 2 anni. Per il castagno, una riduzione della produzione attesa allo scadere del turno minimo (8 anni) è stata stimata in poco meno della metà delle tagliate esaminate, dove l’allungamento del turno necessario per ottenere la produzione attesa a 8 anni è stato stimato in circa 2 anni. Si conclude che in zone con una sovrabbondanza di cervidi come quella analizzata si rende necessario valutare un cambiamento non solo nella gestione delle popolazioni animali, ma anche nella gestione forestale in accordo e in modo sinergico con la conoscenza delle popolazioni animali. La metodologia proposta può essere uno strumento utile per supportare la definizione di strategie condivise fra i diversi portatori di interesse coinvolti nella pianificazione e gestione delle risorse territoriali.