V. 68 N. 6 (2013):
Articoli Scientifici

Gestione multifunzionale dei rimboschimenti montani: considerazioni e prospettive con riferimento a un caso di studio in Italia centrale

Luigi Portoghesi
Department for Innovation in Biological, Agrofood and Forest Systems (DIBAF), Università della Tuscia, Viterbo, Italy.
Marco Consalvo
Corpo Forestale dello Stato (CFS), National Center for the study and maintenance of forest biodiversity, Castel di Sangro (L’Aquila), Italy.
Alice Angelini
Department for Innovation in Biological, Agrofood and Forest Systems (DIBAF), Università della Tuscia, Viterbo, Italy.
Barbara Ferrari
Department for Innovation in Biological, Agrofood and Forest Systems (DIBAF), Università della Tuscia, Viterbo, Italy.
Anna Barbati
Department for Innovation in Biological, Agrofood and Forest Systems (DIBAF), Università della Tuscia, Viterbo, Italy.
Cristiano Castaldi
Consiglio per la ricerca e la sperimentazione in agricoltura, Forestry Research Centre (CRA-SEL), Arezzo, Italy.
Piermaria Corona
Consiglio per la ricerca e la sperimentazione in agricoltura, Forestry Research Centre (CRA-SEL), Arezzo, Italy.

Pubblicato 2014-01-23

Parole chiave

  • rimboschimenti montani,
  • Pinus nigra,
  • gestione forestale,
  • selvicoltura sistemica,
  • struttura del popolamento

Abstract

I rimboschimenti di conifere realizzati durante il secolo scorso in molte aree montuose del Centro e Sud
Italia hanno permesso il recupero di migliaia di ettari di terreni nudi soggetti a erosione. Negli ultimi 60 anni,in aggiunta a quella protettiva, altre funzioni sociali e ambientali sono state attribuite a tali popolamenti per la cui gestione è ora richiesto un approccio multifunzionale.Come caso di studio è stato preso in considerazione un rimboschimento di 100 anni di pino nero (Pinus nigra Arnold ) situato in una zona turistica in
Abruzzo, all’interno di un sito Natura 2000. I popolamenti,sebbene nel complesso puri e omogenei, presentano
a tratti struttura diversificata a causa di schianti da vento localizzati e il conseguente sviluppo di uno strato
inferiore di latifoglie autoctone in corrispondenza delle aperture della copertura. I tradizionali metodi di pianificazione forestale, orientati alla produzione legnosa e basati sul taglio raso a strisce per favorire la rinnovazione del pino, sono risultati inapplicabili in un tale contesto a causa della scarsa redditività della coltivazione.Viene qui proposto un diverso approccio alla gestione dei rimboschimenti, basato sull’adozione della selvicoltura sistemica, ponendo come obiettivo fondamentale la ricerca dell’efficienza funzionale dell’ecosistema forestale.In questa prospettiva le pratiche selvicolturali
sono guidate da un approccio adattativo, basato sul metodo per tentativi ed eliminazione degli errori, piuttosto
che sui cosiddetti sistemi di normalizzazione. Partendo dal concetto che il bosco è un sistema complesso, capace
di auto-regolazione e in continuo cambiamento,l’articolo propone una traiettoria di gestione in grado di favorire la graduale successione della pineta verso diversi tipi forestali in base alle condizioni micro-stazionali presenti nell’area rimboschita. Il criterio colturale è di ridurre gradualmente la copertura del pino mediante diradamenti e l’apertura di piccole buche per aumentare nel tempo la diversità di specie, età e dimensione degli alberi senza bruschi mutamenti del paesaggio. Gli incentivi pubblici necessari per attuare questo tipo di interventi sono giustificati dall’obiettivo di aumentare la funzionalità e la resilienza del sistema forestale: entrambi gli elementi possono ridurre il rischio di danni per le foreste. Questo lavoro si propone di fornire considerazioni generali su tali questioni nella forma di una discussione con riferimento al caso di studio analizzato.