V. 61 N. 1 (2006)
Articoli Scientifici

Impatto del cervo sulla rinnovazione forestale e gestione faunistica integrata

Alessandro Brugnoli
Associazione Cacciatori Trentini

Pubblicato 2006-02-09

Parole chiave

  • Cervo,
  • rinnovazione forestale,
  • gestione faunistica,
  • impatto da brucamento

Abstract

L’impatto sulle foreste che le popolazioni di Cervo (Cervus elaphus L.), diffuse sul territorio nazionale dal secondo dopoguerra in seguito sia a ricolonizzazione spontanea che ad interventi di reintroduzione, sono in grado di determinare rappresenta un tema di crescente interesse per zoologi, forestali ed amministratori di aree protette. In particolare la selvicoltura naturalistica affronta oggi l’impatto degli Ungulati come uno dei suoi problemi principali.
Tra le misure che possono ripristinare un equilibrio tra le due componenti dell’ecosistema si distinguono quelle relative alla gestione faunistico-venatoria e quelle di gestione forestale ed ambientale in senso lato: è comunque necessario che nell’applicazione pratica si pianifichi una integrazione tra i due gruppi di interventi. Ciò è reso possibile, come testimoniato dai primi esempi, nel contesto della pianificazione forestale regionale.
La riduzione numerica delle popolazioni di Cervo rappresenta ormai spesso anche in Italia un’azione preliminare all’attuazione di corrette pratiche selvicolturali. Un’altra misura consigliata di gestione faunistica è costituita da un adeguato svolgimento dell’azione di prelievo in termini temporali e spaziali: sulle Alpi sono inoltre diffusi l’utilizzo dei recinti di svernamento e la pratica del foraggiamento in foresta. La mancanza di aree aperte a prato e/o di radure all’interno del bosco è d’altro canto riconosciuta come una delle cause predisponenti ad impatti insostenibili provocati dagli Ungulati. Le esperienze realizzate nell’ultimo decennio in Trentino e nel Parco Nazionale dello Stelvio sono illustrate nel dettaglio.