V. 66 N. 5 (2011):
Articoli Scientifici

Una strategia per la gestione dei pascoli montani abbandonati e invasi dal pino mugo

Raffaele Cavalli
Professor of Forest mechanization, Dip. Territorio e Sistemi Agro-forestali, Università degli Studi, Padova.
Marco Pellegrini
PhD student, Dip. Territorio e Sistemi Agro-forestali, Università degli Studi, Padova.
Stefano Grigolato
Researcher, Dip. Territorio e Sistemi Agro-forestali, Università degli Studi, Padova.
Marco Bietresato
PhD student, Dip. Territorio e Sistemi Agro-forestali, Università degli Studi, Padova.

Pubblicato 2011-10-30

Parole chiave

  • cippato,
  • viabilità forestale,
  • GIS,
  • pino mugo

Abstract

L’espansione incontrollata di aree imboschite può costituire un problema di per sé. L’ampliarsi di queste aree può determinare la modificazione del paesaggio e della varietà degli habitat, l’attenuazione della bio- e dell’ecodiversità, l’omogeneizzazione del territorio accompagnata dalla perdita di risorse economiche e naturali. Nella parte settentrionale dell’Altopiano dei Sette Comuni, un’area delle Prealpi venete, il Pino mugo (Pinus mugo Turra) è la specie arborea più invasiva e produce un elevato impatto sui pascoli alpini, sulle strade e i sentieri e sui siti storici della Prima Guerra Mondiale.Lo studio considera i costi operativi per l’abbattimento dei fusti di Pino mugo, per il trasporto del materiale legnoso a specifiche aree di raccolta e per la sua cippatura in tali aree. Il problema logistico è stato approfonditamente analizzato utilizzando un sistema di supporto alle decisioni (DSS), basato su GIS e strutturato su un modello di analisi di reti, e ipotizzando differenti scenari associati a diverse condizioni della viabilità forestale. Si sono poi ricavati dei grafici del costo di approvvigionamento per analizzare il costo totale in funzione delle quantità di materiale ritraibili. Lo studio pone in evidenza gli elevati costi per la raccolta che oscillano tra 52 € t-1 e 143 € t-1; essi diminuiscono, variando tra 52 € t-1 e 107 € t- 1, solo intervenendo con opere di miglioramento della rete stradale. Lo studio rileva come i sostegni finanziari previsti dall’Unione Europea così come dai governi nazionale e regionale non sembrino sufficienti per assicurare interventi adeguati a contrastare il fenomeno della diffusione del Pino mugo. Vanno dunque considerati con attenzione possibili usi alternativi del materiale mediante processi a piccola scala (quali, ad esempio, l’estrazione degli oli essenziali) che possono agevolare il superamento delle barriere economiche.