V. 63 N. 3 (2008):
Articoli Scientifici

Indagini fitosanitarie in giovani impianti forestali in Puglia

Daniela Ubaldo
Dipartimento di Biologia e Patologia vegetale, Università degli Studi di Bari, via G. Amendola 165/A, 70126 Bari;
Angela Gatto
Dipartimento di Biologia e Patologia vegetale, Università degli Studi di Bari, via G. Amendola 165/A, 70126 Bari;
Francesco Mannerucci
Dipartimento di Biologia e Patologia vegetale, Università degli Studi di Bari, via G. Amendola 165/A, 70126 Bari;
Giovanni Sicoli
Dipartimento di Biologia e Patologia vegetale, Università degli Studi di Bari, via G. Amendola 165/A, 70126 Bari;
Nicola Luisi
Dipartimento di Biologia e Patologia vegetale, Università degli Studi di Bari, via G. Amendola 165/A, 70126 Bari;

Pubblicato 2008-06-23

Parole chiave

  • Reg. CEE n. 2080/92,
  • impianti forestali,
  • condizioni fitopatologiche,
  • latifoglie di pregio,
  • tecniche colturali.

Abstract

Si riportano i risultati di un’indagine volta a rilevare l’incidenza delle avversità fitopatologiche di natura biotica ed abiotica negli imboschimenti realizzati in Puglia in attuazione del Reg. CEE 2080/92. Tra le patologie più ricorrenti sono risultate l’antracnosi del Noce causata da Marssonina juglandis, il mal bianco delle Querce causato da Microsphaera alphitoides, i cancri rameali da Diplodia corticola e le necrosi fogliari causate da Blumeriella jaapii su Ciliegio.
Per quanto concerne i danni da insetti, molto frequenti si sono rivelati quelli provocati dagli afidi, con conseguente
sviluppo di fumaggini. Le operazioni colturali, talvolta non eseguite correttamente, hanno, infine, indotto ferite e lesioni corticali costituendo facili vie d’accesso a patogeni fungini. Si ritiene che l’impiego di piantine sane e di provenienza autoctona e l’attuazione di tecniche colturali razionali, soprattutto nei primi 4-5 anni dopo l’impianto, favoriscano l’attecchimento e il vigore vegetativo delle piante nonché la loro resistenza agli attacchi dei patogeni. Un costante monitoraggio degli impianti permetterebbe di limitare l’impatto sulle piante delle malattie più pericolose e la diffusione incontrollata degli agenti patogeni.