V. 67 N. 3 (2012)
Sezione speciale

Una raccolta di dati sulla diffusione dei tartufi in un impianto forestale: il contributo alla biodiversità dall'ecosistema forestale

Anna Maria Meoni
Owner “Nocella” Forestry Estate Ficulle (TR), viale del Quattro Venti n. 246, 00152 Roma (RM), Italia.
Paola Imola
Statistician consultant “Nocella” Forestry Estate, via Cesare Pascarella n. 55, 00153 Roma (RM), Italia.
Francesco Biondi
Geology Professor “Tuscia” University Viterbo (VT), Italia.

Pubblicato 2013-04-23

Parole chiave

  • biodiversità,
  • tartufo,
  • forestazione,
  • cultivar

Abstract

L’azienda forestale “Nocella” (Ficulle, Umbria, Italia) presenta un database della produzione spontanea di tartufi che segue l’imboschimento di terreni precedentemente coltivati con colture tradizionali. Il contributo spiega i punti critici e i limiti che si incontrano nell’individuazione delle piante simbionti e dei siti di estrazione dei tartufi. Vengono riportati alcuni dei primi risultati dell’Analisi Multivariata (MVA) condotta sui valori di database e sulle analisi dei suoli così come viene presentata la mappa dei siti di estrazione del tartufo, delle cultivar e delle piante forestali. I prodotti forestali non legnosi come il tartufo hanno conseguenze agroforestali sulla conservazione della biodiversità di tipo sia teorico che operativo. La diffusione dei dati di dettaglio sulla produzione del tartufo non è cosa comune, anche se rappresenta un obiettivo scientifico importante che permetterebbe di completare la comprensione dell’intero ecosistema. L’economia “sommersa” del tartufo e le convinzioni antropologiche sono, in più, elementi di contorno molto ostili. è importante migliorare la cooperazione tra sociologia e scienze forestali per la gestione delle risorse forestali, ma questo richiede maggiori sforzi. Il silenzio connesso all’economia sommersa non aiuta a salvaguardare il patrimonio tartuficolo che, essendo una risorsa rinnovabile, è connesso ad un complesso e vulnerabile ecosistema forestale. Il silenzio senza dubbio accresce gli abusi dei raccoglitori non autorizzati che normalmente operano in bosco. Relativamente al caso studio, si può confermare che l’area rappresenta un ecosistema che cambia e cresce costantemente con un grado di raccolta dei tartufi che è compatibile e rispettoso della biodiversità. L’analisi multivariata (MVA) dei dati
suggerisce buone ragioni per maggiori indagini sul suolo e conferma in parte le credenze diffuse tra i raccoglitori di tartufi.