V. 67 N. 5 (2012):
Articoli Scientifici

Una pineta vetusta di laricio (Pinus laricio Poiret) in Sila Grande

Orazio Ciancio
Accademia Italiana di Scienze Forestali, Firenze
Francesco Iovino
Dipartimento di Difesa del Suolo "V. Marone", Università della Calabria
Giuliano Menguzzato
Dipartimento Gestione dei Sistemi Agrari e Forestali, Università degli Studi Mediterranea di Reggio Calabria
Antonino Nicolaci
Dipartimento di Difesa del Suolo "V. Marone", Università della Calabria
Antonella Veltri
Istituto per i Sistemi Agricoli e Forestali del Mediterraneo, Consiglio Nazionale delle Ricerche

Pubblicato 2012-11-02

Parole chiave

  • pinete di laricio vetuste,
  • analisi strutturale,
  • necromassa

Abstract

La presenza di lembi di foreste con caratteri di vetustà assume particolare valenza poiché il loro studio consente di interpretare meglio i dinamismi naturali in assenza di interventi antropici da lunghi periodi. Nel lavoro viene preso in esame un bosco vetusto  i pino laricio nel quale è presente una pineta pura a cui si affianca una pineta in evoluzione. Al suo interno sono state discriminate e studiate separatamente tre situazioni: pineta pura, pineta a maggiore densità con presenza di latifoglie, pineta a minore densità con presenza di latifoglie. Per ognuna è stata eseguita la caratterizzazione strutturale anche attraverso l’applicazione del sistema di indici del gruppo NBSI e dell’indice di Latham. Inoltre, è stata stimata la necromassa censendo separatamente gli alberi morti in piedi, gli alberi morti a terra, i frammenti legnosi e le ceppaie, effettuando la classificazione del grado di decomposizione secondo il sistema proposto da Hunter (1990). Le relazioni evidenziate tra variazioni dei parametri strutturali e ingresso di specie diverse dal pino apportano da un lato un contributo di conoscenze sulle dinamiche dei boschi in assenza di interventi antropici da lungo periodo, dall’altro consentono di confermare come il trattamento codificato da Ciancio et al. (2006) nel “taglio a scelta a piccoli gruppi” rappresenti l’approccio selvicolturale che consente la conservazione delle pinete, anche dove ci sono condizioni pedoclimatiche favorevoli per un ingresso di specie diverse, quali in questo caso, il cerro.