V. 65 N. 6 (2010):
Sezione speciale

Boschi vetusti e indicazioni dalla sperimentazione nelle parcelle Pavari

Maria Chiara Manetti
CRA-SEL Centro di ricerca per la selvicoltura, Viale S. Margherita, 80, 52100 Arezzo.
Gianfranco Fabbio
CRA-SEL Centro di ricerca per la selvicoltura, Viale S. Margherita, 80, 52100 Arezzo.
Tessa Giannini
CRA-SEL Centro di ricerca per la selvicoltura, Viale S. Margherita, 80, 52100 Arezzo.
Orazio Ivan Gugliotta
CRA-SEL Centro di ricerca per la selvicoltura, Viale S. Margherita, 80, 52100 Arezzo.
Giulio Guidi
Già direttore s.o.p. di S. Pietro Avellana (Isernia) dell’attuale CRA-SEL

Pubblicato 2010-12-30

Parole chiave

  • boschi vetusti,
  • foreste in evoluzione naturale,
  • dinamica,
  • monitoraggio

Abstract

Il lavoro descrive le caratteristiche proprie delle foreste vetuste e definisce l’importanza di queste formazioni per identificare approcci di gestione che prevedono lo sviluppo di condizioni di complessità strutturale. La presenza ormai relitta di foreste primarie in Europa ha portato a sottrarre alla gestione ordinaria tratti di foresta ed assegnare loro un regime di protezione integrale. In questo contesto, all’inizio degli anni ’50, Aldo Pavari realizzò una rete di 24 aree permanenti con lo scopo di seguire l’evoluzione naturale delle diverse formazioni forestali del nostro Paese, in modo da avere sicure basi per impostare i problemi del trattamento dei nostri boschi. Quasi tutte le aree individuate da Pavari sono andate perdute a causa di varie circostanze quali incendi, pascolo, ripresa della gestione. In questo contributo viene descritta la dinamica demografica, compositiva e strutturale di 5 aree di ricerca rappresentative di formazioni forestali di macchia mediterranea e faggeta-abetina. I parametri registrati descrivono sistemi che, anche se lontani dalla fase di equilibrio, mostrano dinamiche evolutive positive. Le differenze con le foreste naturali risiedono essenzialmente nei precedenti usi del suolo e del soprassuolo. In funzione di ciò, le specie componenti hanno modificato la loro presenza in termini di ricchezza, abbondanza e dominanza secondo la loro autoecologia, capacità di resistenza e resilienza. Il monitoraggio di lungo termine delle foreste primarie e secondarie in evoluzione naturale trova oggi molteplici e valide ragioni. La pratica della gestione ordinaria si è fortemente ridotta nel tempo e prevedibilmente si ridurrà ancora nel prossimo futuro. A seguito di questo, molte foreste stanno invecchiando, la lunghezza del turno si dilata e la fase di post-coltivazione sta diventando la regola. Di conseguenza il monitoraggio delle foreste vetuste e delle aree non gestite sarà di riferimento per governare questa condizione diffusa.