V. 63 N. 6 (2008):
Articoli Scientifici

Struttura e trattamento in alcune faggete dell'Appennino meridionale

Orazio Ciancio
Accademia Italiana di Scienze Forestali
Francesco Iovino
Dipartimento di Difesa del Suolo, Università della Calabria, Rende (Cosenza)
Giuliano Menguzzato
Dipartimento di Gestione dei Sistemi Agrari e Forestali, Università degli Studi Mediterranea di Reggio Calabria
Antonino Nicolaci
Dipartimento di Difesa del Suolo, Università della Calabria, Rende (Cosenza)

Pubblicato 2008-12-24

Parole chiave

  • faggete,
  • tipologie strutturali,
  • taglio a scelta

Abstract

Nelle faggete dell’Appennino meridionale – malgrado i piani di assestamento e di gestione sistematicamente e univocamente prescrivano i tagli successivi – solo casualmente questa forma colturale è stata posta in essere. Quando lo è stata ciò è avvenuto nei boschi di proprietà pubblica, per i quali la gestione tendenzialmente prevede l’adozione degli schemi classici della selvicoltura.
Anche in questi casi però quasi sempre il trattamento a tagli successivi non è stato applicato nella forma canonica, ma con una sequenza molto ridotta di tagli, peraltro di intensità troppo elevata.
Nei boschi di proprietà privata, invece, è stato adottato il taglio a scelta che in letteratura è considerato inadatto e quindi inapplicabile per la tendenza spontanea del faggio a rinnovarsi formando strutture coetanee e per il timore che i tagli possano degenerare in selezioni commerciali delle piante migliori. Nella realtà operativa, invece, i privati da sempre operano in tal senso con ottimi risultati di redditività, conseguendo tra l’altro una elevata efficienza funzionale dei boschi di faggio.
Nel presente lavoro, sulla base delle analisi condotte in differenti tipologie strutturali di alcune faggete dell’Appennino meridionale, ricadenti in proprietà pubblica e privata e delle relative modalità di intervento, viene evidenziato come la gestione di questi boschi, basata su interventi svincolati da parametri derivanti da modelli predefiniti, favorisca la disomogeneità e la diversificazione strutturale.